I nostri smartphone ci ascoltano davvero?

Il tuo cuore (e la tua mente) stanno certamente oscillando tra cospirazione e convinzione: i nostri smartphone sono davvero spie dei giganti del web? Tieniti forte perchè ti proponiamo di fare il punto della situazione e soprattutto darti dei suggerimenti per proteggerti al meglio. 

“Cosa? Non sei ancora su Signal?”, “Passiamo a Telegram?”. Queste due applicazioni, record di scaricamenti nel gennaio 2021, competono direttamente con WhatsApp. La loro promessa? Sicurezza e confidenzialità dei dati. 

Un clima chiaramente sospetto, quindi, soprattutto per quanto riguarda i GAFAM: digita “smartphone” e “ascolto” nella tua barra di ricerca preferita, e capirai! 

Le intercettazioni degli smartphone: di cosa stiamo parlando? 

Gli assistenti vocali sono ovunque.

È difficile essere categorici: gli studi e le indagini sulle intercettazioni telefoniche sono spesso contraddittorie. Tuttavia, una cosa è chiara: siamo circondati da microfoni! 

Anche senza essere dotato di un altoparlante connesso come Google Home o Amazon Echo, il tuo telefono sfrutta – inevitabilmente – un microfono tramite Siri o Google – per “assisterti” e accompagnarti nella tua vita quotidiana. Il 25% degli Italiani sono così abili nelle ricerche e nei comandi vocali e 3,2 milioni di loro eran soliti utilizzare gli altoparlanti nel 2020.

Dati, dati, miei preziosi dati. 

Le cifre parlano da sole: la consapevolezza c’è. Secondo OpinionWay, il 92% dei francesi considera i loro dati preziosi, il 93% pensa che dovrebbero essere meglio protetti e il 90% che sono ambiti dai protagonisti del digitale. E se c’è un prodotto al centro di tutte queste tensioni, non è altro che lo smartphone.

Cosa ci dice questa paura? 

Oggetti che fanno ormai parte di noi, i telefoni ci seguono ovunque e sanno tutto di noi. Foto, cronologia di navigazione, messaggi vocali o anche applicazioni… tutto è lì per illuminare e semplificare la nostra vita quotidiana! Il problema? Basta pensare che i francesi sono chiaramente diffidenti e guardano con sospesso i vari protagonisti del digitale. Se dicono di fidarsi del 71% dei software anti-virus per proteggere la loro privacy, questa cifra scende al 28% per il sistema operativo e anche al 20% per i social network secondo questo studio realizzato da Que Choisir nel 2019. Tanto per dire: c’è ancora molto lavoro da fare per costruire la fiducia.

Ma perché abbiamo tanta paura? 

Perché siamo di fronte ad operatori oscuri, più interessati al guadagno che alla nostra privacy! E le voci alimentano questa paura: se le applicazioni sono state progettate per renderci dipendenti, perché dovrebbero fermarsi lì? L’opacità intorno a questi giganti ci mostra quanto stiamo perdendo il controllo della nostra privacy con testimonianze degne della fantascienza. 

Soprattutto perché il contratto non è molto chiaro: le condizioni di utilizzo dei dati sono troppo vaghe e poco accessibili per una persona comune. Quanti di noi li ha già accettati senza leggerli?

Ma è proprio qui il paradosso: non abbiamo mai usato così tanto i nostri telefoni.

Questa paura solleva un punto chiave nel rapporto che abbiamo con gli smartphone e più in generale con la digitalizzazione dei nostri stili di vita: siamo completamente dipendenti. Come ha rivelato la rivista d’inchiesta Envoyé Spécial nel suo numero “Smartphone: siamo tutti dipendenti?”, gli italiani passano circa due ore al giorno sui loro telefoni, una cifra che aumenta un po’ di più ogni anno. Con applicazioni progettate per renderci dipendenti, tutto è fatto per spingerci a un uso eccessivo e farci perdere il controllo. E se la consapevolezza c’è, la strada verso una migliore esperienza digitale è ancora lunga. 

Per il graal dell’esperienza personalizzata?

Per poter offrire esperienze personalizzate, gli italiani sembrano essere disposti ad acconsentire a una certa quantità di dati. Questo è uno degli argomenti chiave: accettando i cookies e il tracciamento dati, permetti alle marche di conoscere meglio il tuo profilo e quindi di poterti inviare contenuti personalizzati. Soprattutto perché cancellare regolarmente la cronologia o passare alla modalità aereo più spesso può diventare rapidamente noioso.

Quindi cosa dovresti fare? Lasciar perdere ogni cosa? È difficile vivere senza in questi giorni.

Impara a essere vigile, soprattutto con la tua voce! 

La voce trasporta molte informazioni: discussioni, bisogni, dibattiti ma anche emozioni… la raccolta può essere fatta in modo molto più continuo e invasivo per i produttori e i creatori di applicazioni. Infatti, se è abbastanza facile essere a conoscenza delle ultime ricerche su Google, è più diffuso pensare a tutto ciò che abbiamo scambiato con i nostri cari. Questo è un terreno fertile per la paranoia, spesso alimentato da testimonianze di ex dipendenti che raccontano come è (o era) organizzata la raccolta dei dati. 

Per proteggerti da questo, la CNIL dà alcuni consigli chiave su come vivere bene con gli assistenti vocali.

Il boicottaggio: un raggio di speranza? 

Non è facile farsi un’opinione onesta. Ma nel dubbio, è meglio essere prudenti. Se l’argomento è stato messo da parte per molto tempo, sembra diventare un punto cruciale per l’immagine delle aziende digitali. Gli italiani non vogliono più essere considerati come “bersagli”: si aspettano più trasparenza… e sono pronti a cambiare le loro abitudini se necessario. 

Quando WhatsApp annuncia una modifica dei suoi termini d’uso, è difficile prevedere il passaggio che avverrà. Tuttavia, milioni di utenti hanno deciso di dimenticare l’applicazione di messaggistica e rivolgersi a offerte concorrenti più sicure. Questo significa che i giganti del web devono ascoltare queste critiche, o rischiano di essere dimenticati con la stessa velocità con cui sono nati. 

Questa è una leva importante per i consumatori: poiché meno utenti significa meno dati. CQFD. 

E se diventaste più curiosi? 

Sulla maggior parte dei social network è anche possibile scaricare i dati archiviati in modo semplice e immediato. Cronologia, documenti, geolocalizzazione… puoi trovare tutte le informazioni su di te in un solo magico click. A seconda di ciò che si trova, si può scegliere – o meno – di bloccare l’accesso e riguadagnare – in parte – il controllo. 

O prendendosi il tempo di leggere e analizzare punto per punto le Condizioni Generali di Utilizzo, specialmente gli aspetti tecnici come il rendere anonimi i propri dati.

Insomma, è davvero un argomento vasto, alimentato ogni giorno da nuovi scenari o scandali. Recentemente, un esperimento ha dimostrato che utilizzando il wifi, è stato possibile rilevare i movimenti e “vedere anche attraverso i muri”. 

È il momento di lasciar posto alla prudenza e alla saggezza. E gli italiani hanno tutte le carte in mano: diventando attori della propria sicurezza, possono così mantenere il controllo della loro vita privata e utilizzare in modo più sereno tutti gli strumenti a loro disposizione. Un principio di precauzione, in attesa di un cambiamento più radicale da parte dei giganti del web, quando avranno pienamente integrato le questioni di immagine legate alla privacy.

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